Un sistema di supporto decisionale collegato all’IoT per il settore dell’agritech. La startup Evja ha realizzato OPI un sistema altamente tecnologico che raccoglie dati dal proprio campo e li invia a un sistema centrale, il quale fornisce informazioni importanti relative all’attività agricola. Nel 2017 Evja è stata l’unica azienda non americana a presentare il suo prodotto al World Agritech Summit di San Francisco. Conosciamo Paolo Iasevoli, Chief Sales Officer per parlare di agricoltura 4.0 e di Evja naturalmente.
L’Internet of Things permette di creare un ecosistema tra cose e persone, che comunicano tramite sensori e software dedicati. Applicato all’agricoltura ci permette, come mi piace dire, di parlare con le piante. Quello che tradizionalmente richiede l’intervento e il controllo manuale, nell’era dell’agricoltura 4.0 diventa gestibile in digitale.
Evja nasce nell’estate del 2015 per mano di tre amici: Davide (CEO), Antonio (CTO) e Luciano (CIO). L’idea era quella di sviluppare un sistema IoT innovativo. Subito dopo è venuta l’illuminazione di applicarlo al settore agricolo. Quando mi hanno chiesto di unirmi a loro non ci ho pensato due volte, sia per il progetto che per l’entusiasmo di realizzare qualcosa di importante in Italia dopo anni di lavoro all’estero.
Evja è un acronimo il cui significato non abbiamo mai svelato né sveleremo. Se volete però potete provare a indovinare.
OPI è un Sistema di Supporto Decisionale per aziende agricole. Questo significa che analizza cosa succede nelle colture e suggerisce all’agronomo quali sono le migliori azioni da intraprendere. Questo è possibile grazie ai sensori installati in campo e agli algoritmi integrati nel software, che permettono di analizzare la quantità d’acqua necessaria nonché prevedere l’insorgere di agenti patogeni.
Cominciamo dal vantaggio di non dover andare a toccare con mano le piante per capirne lo stato, potendo controllare tutto da PC e mobile. Poi grazie alle informazioni fornite da OPI, è possibile ottimizzare le risorse idriche per l’irrigazione, ridurre l’utilizzo di fitosanitari ed ottenere quindi un prodotto più salubre.
L’esperienza di quei giorni a San Francisco ha confermato in modo inequivocabile il divario tra il sistema-impresa della Silicon Valley e quello italiano. Lì eravamo l’unica startup non americana a presentare il proprio prodotto. Abbiamo potuto incontrare personalmente dirigenti di colossi del settore e enti governativi di tutto il mondo.
Presentare un prodotto nuovo, specie in casi di alto contenuto tecnologico come il nostro, incontra sempre qualche resistenza. La soluzione è fare dimostrazioni sul campo e lasciare che le aziende agricole familiarizzino col prodotto. Finora abbiamo raccolto feedback estremamente positivi e tra i nostri clienti ci sono importanti aziende del settore.
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