L’inbound marketing è l’evoluzione moderna e più “discreta” della tradizionale tattica dell’outbound marketing. Con il nuovo approccio si mira a intercettare il cliente “senza disturbarlo”, ossia coinvolgendolo in modo naturale e, potremmo dire, “in punta di piedi” – al contrario di come spesso succedeva con l’outbound.
L’inbound marketing funziona perché rivoluziona quel rapporto mono-direzionale tra aziende e clienti che è rimasto immutato dalla nascita della pubblicità ad oggi, e che si è ormai logorato perdendo di efficacia. La saturazione pubblicitaria sta avendo un ruolo fondamentale in questo logoramento: dagli anni ‘70 a oggi, infatti, la quantità di spot cui siamo esposti giornalmente è passata da 500 a circa 5.000.
Con l’inbound, si smette di cercare di “farsi vedere” da tutti per mirare invece a farsi trovare dalle persone giuste. Offrire informazioni invece che promozioni, puntare a un rapporto a lungo termine invece che alla vendita mordi e fuggi, richiede un certo impegno e i risultati non sono immediati; ma i dati di molti studi, diffusi sulla rete, ormai concordano che questa sia la strada giusta.
Per cominciare, si legge che oltre il 30% dei marketer ritiene le strategie di outbound marketing superate e il 32% delle aziende ha intenzione di tagliare le relative risorse.
Il 44% dei marketer nel B2B condivide strategie di inbound con altri reparti aziendali mentre, nel 2016, il 43% di essi ha riconosciuto l’efficacia del proprio content marketing e solo il 2% lo trova inefficace.
Tra l’altro, l’inbound produce il 54% di lead in più rispetto all’outbound e a un costo del 61% inferiore (il costo del 70% dei canali di inbound è inferiore al costo di qualsiasi altro canale tradizionale). Produrre contenuti, gestire il blog e tenere vivi i social media richiede tempo, ma molto meno di quanto ne serva per studiare una campagna pubblicitaria e i risultati sono ottimi: per esempio, il 78% degli acquirenti B2B legge un white-paper durante le sue ricerche; il 73% consulta i case study e il 67% segue almeno un webinar. In generale, il 68% dei clienti investe il proprio tempo solo nella lettura di contenuti che ritiene potenzialmente interessanti per le proprie esigenze, tra quelli disponibili online.
Insomma, l’inbound sembra essere una realtà, non più una promessa e individuare temi caldi (o di nicchia) del proprio settore, offrendo risposte rilevanti a problemi che i competitor non hanno ancora affrontato, può rivelarsi un ottimo strumento per attrarre visitatori online. Non resta che decidere quali letture proporre ai vostri clienti.
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