L’innovazione è la chiave per un successo aziendale sostenibile. Le aziende che scelgono la strada dell’innovazione crescono due volte di più in occupamento e vendite, rispetto alle azienda che scelgono di non innovare. A livello globale, le aziende europee ed italiane investono meno. Negli ultimi anni c’è però un nuovo trend in aumento in particolar modo nell’ambito high-tech. L’Open innovation fornisce una strada per scalare a startup e scaleup e un’importante opportunità d’innovazione alle aziende più grandi.
L’Open innovation rappresenta un modello importante da cui il nostro Paese potrebbe giovare. Negli ultimi anni le aziende italiane, anche quelle affermate, hanno perso competitività, mentre le startup hanno difficoltà a espandersi. La collaborazione startup-aziende è una collaborazione win-win che aiuta le startup a crescere e le aziende a innovare e diventare più competitive. Senza innovazione, la sostenibilità dell’interno settore industriale italiano è a rischio. In questo quadro si inserisce il report Open Innovation Outlook Italy 2020 condotta da Mind the Bridge con il supporto di Smau (scaricabile qui) che ha come obiettivo quello di capire se le aziende italiane sono aperte all’innovazione e come si posizionano in un confronto con i leader internazionali dell’innovazione. A tal fine sono state valutate centinaia di aziende italiane di diversi settori e dimensioni.
L’ecosistema italiano si sta evolvendo e mostra segni di sviluppo. Purtroppo questi passi in avanti sono troppo corti, in un mondo che va a una velocità molto più avanzata. L’Italia per numero di scaleup si colloca agli ultimi posti in Europa. Se altri paesi generano grosse cifre come Regno Unito (11,6 miliardi di dollari), Germania (4 miliardi di dollari) Francia (3,6 miliardi di dollari), l’Italia arriva appena a 500 milioni di dollari. Alla fine del 2018, in Italia era possibile contare 208 scaleup e 1,8 milioni di dollari in investimenti in aziende high-tech. Il numero di scaleup italiane nel panorama europeo è pari al 3% con un capitale raccolto di circa l’1,4% del totale versato dalle scaleup europee. Secondo lo “Scaleup Country Index”, un indicatore di prestazione per l’innovazione tecnologica in Europa, l’Italia è al decimo posto.
Il divario con i tre principali ecosistemi di UK, Germania e Francia è molto alto. Il Regno Unito conta oltre 10 volte il numero di scaleup italiane e ha raccolto un capitale 22 volte maggiore rispetto all’Italia. Secondo i dati dell’Open Innovation Outlook Italy 2020, l’Italia non performa né in termini di capitale investito né in numero di scaleup. L’ecosistema dell’innovazione è molto più piccolo del suo potenziale considerando le dimensioni dell’economia. L’Italia dovrebbe investire di più in denaro e risorse in aziende high-tech per ridurre il divario con gli altri paesi europei.
Sebbene in numero ridotto rispetto a diverse realtà europee, l’Open innovation in Italia è all’ordine del giorno per molte aziende con un numero crescente di collaborazioni startup-corporate. Dallo studio condotto da Mind the Bridge in collaborazione con Smau emergono tre interessanti punti sullo stato dell’Open Innovation in Italia.
Sono le grandi aziende le principali protagoniste dell’Open innovation in Italia, un trend comune a livello internazionale. Purtroppo le PMI, che costituiscono la colonna portante del sistema industriale europeo, ma sono poco coinvolte.
Molte aziende italiane si sono aperte da poco all’Open Innovation. Nella maggior parte dei casi, gli ideatori della ricerca hanno riscontrato tentativi iniziali nel quadro di strategie di marketing e comunicazione, piuttosto che veri e propri piani d’azione con obiettivi chiari e risorse dedicate. Di conseguenza, i risultati prodotti dall’Open innovation in questi casi risultano piuttosto limitati.
Le aziende di telecomunicazioni sono state pioniere dell’Open innovation. Oggi però non ricoprono più un ruolo leader. Al loro posto sono subentrate le aziende operanti nel settore energetico e bancario con approcci completi. Seguono industrie come olio&gas, assicurazioni, automobilistico.
Gli autori dello studio hanno confrontato le 36 principali aziende italiane per fatturato con le 36 principali aziende europee su fattori interni che permettono l’innovazione come strategia, organizzazione, processi, cultura e azioni concrete attuate come accelerazione di startup, approvvigionamento, co-sviluppo, investimenti e acquisizioni. Da ciò sono emerse 4 tipologie di approcci all’Open Innovation in Italia.
La maggior parte delle aziende italiane, ad eccezioni di poche realtà, sono aziende che si stanno affacciando al fenomeno Open innovation o che stanno muovendo i primi passi. “La nostra analisi fotografa la situazione attuale che è quella di un sistema industriale che si è appena affacciato all’Open Innovation e alla collaborazione con le startup.” sono le parole di Alberto Onetti, Chairman di Mind the Bridge. “Ci attendiamo che nei prossimi anni un numero crescente di imprese possa spostarsi in alto e a destra nella matrice. Ciò richiede di attrezzarsi con strategie e strutture dedicate e soprattutto di adottare un approccio di scouting su scala internazionale. Difatti l’ecosistema italiano delle startup è ancora troppo poco maturo per poter supportare i bisogni di innovazione delle nostre imprese che di necessità devono guardare al resto d’Europa, agli Stati Uniti e a Israele.”
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