Personaggio di successo in rete con più di 20.000 follower su Facebook e quasi 14.000 su Twitter. Raffaele Gaito comincia come programmatore per poi scoprirsi anche imprenditore digitale. Oltre a scrivere sul proprio blog, collabora con importanti testate online e partecipa in qualità di speaker a eventi nazionali e non solo, nel campo dell’innovazione digitale. È un esperto di growth hacking, autore di “Growth Hacker, Mindset e strumenti per far crescere il tuo business” e lavora come consulente per startup e aziende. Abbiamo voluto incontrarlo per conoscerlo meglio, fare due chiacchere sul suo lavoro e farci dare qualche consiglio.
Ciao e grazie a te dell’ospitalità. Mi piace tenermi impegnato, ma il tempo per una chiacchierata interessante lo trovo sempre 😉
R: È una definizione molto generica che racchiude tutte le persone che hanno il focus sul prodotto dalla A alla Z. Se da un lato abbiamo i programmatori che sono verticali sugli aspetti tecnici e non hanno idea di come fare un lancio, dall’altro abbiamo i marketer che ne sanno a pacchi di strategia ma svengono davanti a una riga di codice. I product guy si pongono nel mezzo riuscendo ad avere una visione a 360° della cosa. In alcuni casi questa figura è un vero e proprio Product Manager o similari, mentre in altri (come nel mio caso) si astrae un pochino, va più nella direzione strategica e diventa un Growth Hacker a tutti gli effetti.
R: Penso che siamo cresciuti tanto rispetto a quando ho iniziato io (nel 2011 o giù di li), ma a un certo punto abbiamo tirato il freno a mano. Ad oggi stiamo gareggiando con il freno a mano tirato. Mi spiego meglio: a mio avviso abbiamo colmato il gap della fase iniziale, ma non degli step successivi. Oggi riesci facilmente a lavorare su un prototipo e a prendere un seed interessante per validare la tua idea, ma se poi devi scalare seriamente e hai bisogno di qualche milione, allora la cosa si complica. Senza contare il fatto che le exit In Italia sono una rarità. Finché le big company nostrane non si decideranno a comprare startup, il “meccanismo” sarà sempre mancante di qualche ingranaggio.
Sì, ma qui si rischia di cadere troppo facilmente nei cliché e nelle banalizzazioni. Vivo in Inghilterra e durante il 2016 ho vissuto in Olanda. In più sono stato in giro tra Francia, Spagna e USA e le differenze sono abissali. Non più solo rispetto agli Stati Uniti, ma anche rispetto ai nostri “cugini” europei.
Non buttare tempo e soldi a costruire un prodotto per anni. Parti dal presupposto che a nessuno frega niente del tuo prodotto e devi dimostrare il contrario. Lavora su un MVP e poi concentrati sulla validazione! Stop.
Io mangio pane e digitale a colazione 🙂
Scherzi a parte, l’impatto è enorme considerando che tutti gli aspetti del mio lavoro sono legati al digitale. I miei progetti personali sono tutti online e, inoltre, vivendo all’estero ma lavorando con l’Italia anche la gestione dei processi è al 100% digitale. Tutto da remoto e tutto online!
Certo che sì! Viviamo in un’epoca dove realizzare un prodotto è facilissimo e inoltre abbiamo un accesso alle informazioni mai visto prima. Se combini queste due cose ottieni una ricetta incredibile. Hai la possibilità di imparare tanto, testare tanto e fallire tanto, mantenendo i costi bassi, a volte quasi nulli. Direi che meglio di così, si muore!
Come cerco sempre di far capire ai miei interlocutori, il Growth Hacking non è qualcosa confinato alle startup. Nasce in quell’ambiente per ovvi motivi (scarsità di risorse, tempo e soldi), ma poi è stato abbracciato in pieno da aziende di ogni tipo e ogni dimensione. Diciamo che, nello specifico, le startup e le PMI possono sfruttare un approccio Growth Hacking per muoversi in maniera lean sia sugli aspetti di prodotto che di marketing. Perché poi alla fine è di questo che si tratta: un processo che punta all’ottimizzazione estrema da tutti i punti di vista, non solo sul marketing.
R: Questa è una domanda a cui è sempre difficile rispondere. Sono una persona che legge molto e che si tiene abbastanza informata su entrambi i temi, ma raramente mi lancio in previsioni.
Diciamo che dalle cose che leggo in giro, ossia dalle previsioni altrui, credo che ci siano due filoni interessanti: quello realtà virtuale/realtà aumentata e quello intelligenza artificiale/machine learning. Che se poi vogliamo dirla tutta, non sono il futuro ma il presente. Gli ultimi annunci di aziende come Facebook e Snapchat e le ultime affermazioni di esperti come Bill Gates e Elon Musk ci dovrebbero far capire quanto questi trend siano già parte integrante del nostro quotidiano.
Bene, per adesso 13.
Raffaele, grazie mille per aver scambiato quattro chiacchere con noi e per i tuoi consigli. Un in bocca al lupo inoltre per tutti i tuoi progetti!
R: Grazie a voi per gli interessanti spunti di riflessione!
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