Non sono certo pochi gli attacchi informatici che hanno come obiettivo quello di ottenere denaro. La proliferazione degli attacchi ransomware ne è un perfetto esempio. Cosa si nasconde esattamente dietro questa minaccia? E come è possibile proteggersi per evitare di essere vittima di ransomware?
Uno sguardo al significato del termine proveniente dall’inglese dovrebbe chiarire cosa si cela dietro questo attacco hacker. La parola ransomware è composta da “ransom” che sta riscatto e dal termine “ware” comune in ambito informatico per i programmi. In poche parole un ransomware ha come obiettivo quello di richiedere un riscatto da parte di utenti ignari con l’aiuto di applicazioni informatiche dannose. Più specificamente, il ransomware limita l’accesso ai dati e ai sistemi informatici parzialmente o addirittura completamente. L’accesso può essere ripristinato solo trasferendo il riscatto richiesto. Insomma, un ransomware non è altro che una forma di riscatto in forma digitale. Secondo una ricerca Google (qui disponibile in formato PDF), dal primo trimestre del 2014 al secondo trimestre 2017 i creatori di ransomware hanno ottenuto oltre 25 milioni di dollari. Una statistica dell’azienda IT SonicWall sostiene che il 2016 è stato l’anno del ransomware con 638 ondate di attacchi, fra tutti famosi Petya, WannaCry e altri trojan.
Gli attacchi ransomware non devono essere presi alla leggera. Un esempio dei danni che un simile attacco hacker è in grado di causare è quello che è accaduto allo stato americano della Georgia a marzo 2019. Un ransomware è riuscito a paralizzare buona parte dell’amministrazione pubblica della contea di Jackson. Le vittime dell’attacco si sono dimostrate disposte a pagare il riscatto richiesto di 400.000 $. Ciò principalmente dovuto al fatto che il guasto del sistema o la sua riabilitazione sarebbero costati tanto quanto o anche più.
Come succede ormai spesso nella criminalità informatica, anche i ransomware sfruttano le distrazioni da parte dell’uomo: allegati infetti, siti fasulli, buchi di sicurezza nei browser o vulnerabilità nei server sono solo alcuni esempi. Una volta infettato il sistema sono infettati il ransomware si palesa con uno dei due seguenti scenari (horror):
La maggior parte delle vittime dopo l’attacco ransomware segnala la visualizzazione di una finestra d’avviso che non è più possibile chiudere nemmeno con l’aiuto del Task manager, anch’esso bloccato. L’uso del sistema informatico è significativamente, se non completamente, ostruito. La finestra d’avviso informa le vittime che il sistema può essere sbloccato solo pagando una richiesta di riscatto.
Questo è lo scenario più diffuso nella pratica dei ransomware. I dati nel sistema infetto vengono crittografati e non sono più accessibili. Non solo vengono resi inaccessibili i dati sul disco rigido, ma anche quelli che si trovano in una memoria esterna come cloud o server. La chiave necessaria per decodificare i file viene concessa dagli hacker solo in cambio del riscatto richiesto. In molti casi, i criminali informatici minacciano di bloccare il sistema a lungo termine o di cancellare i dati crittografati nel caso in cui la polizia venga chiamata in causa.
Per assicurarti che i tuoi sistemi non vengano infettati da ransomware, il progetto No More Ransomware fornisce alcuni suggerimenti pratici che vogliamo riportare qui:
Nel caso in cui sei caduto vittima di un ransomware e i tuoi dati sono stati crittografati, la Centrale d’annuncio e d’analisi per la sicurezza dell’informazione svizzera MELANI consiglia la seguente procedura:
I ransomware non sono di certo da sottovalutare. Per le aziende sono un vero e proprio problema. La paura di perdere importanti dati aziendali li porta spesso ad accettare il pagamento di ingenti somme di denaro. Non si tratta solo di una perdita finanziaria, a volte entra in gioco anche la reputazione dell’impresa, se ad esempio vengono sono interessati anche dati di terze parti. Con le misure di sicurezza raccomandate, è possibile ridurre al minimo la probabilità di un’infezione da ransomware.
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