L’approccio delle aziende nei confronti dell’Open innovation è in continua evoluzione. Se qualche hanno fa le aziende si erano poste come obiettivo principale quello di comunicare le proprie attività in supporto all’innovazione, oggi le aziende puntano a instaurare collaborazioni che possano avere un impatto reale sui risultati aziendali. Mind the Bridge e Nesta hanno intervistato 36 tra i principali CIO e Heads of Innovation delineando quelle che saranno le macro-tendenze nel campo dell’Open Innovation nel 2020. Da queste risposte nasce il report “Open Innovation Outlook 2020” in cui vengono descritti i cambiamenti e i trend più rilevanti per il 2020 nel panorama dell’Open Innovation.
Macro-tendenze dell’Open Innovation nel 2020
Se da un lato l’acquisizione resta un mezzo importante, le aziende stanno man a mano abbandonando i programmi di accelerazione. Aree come la Silicon Valley e Israele stanno diventando centri per la collaborazione startup-corporate centrata sull’Open Innovation.
- L’acquisizione è ancora la modalità predominante
Il 96% delle Corporate Startup Star continuerà a coinvolgere commercialmente le startup attraverso POC finanziati (proof of concepts) e progetti pilota. Anche il co-sviluppo attraverso i cosiddetti “studi di avvio” è in aumento (87% degli intervistati). - Gli investimenti per le acquisizioni rimangono alti
L’80% delle principali Corporate Startup prevede di acquisire startup nel 2020. Un dato in aumento rispetto al 74% del 2019. L’83% continuerà a investire in startup. - Gli acceleratori di startup aziendali perdono slancio
Un numero crescente di azienda sta abbandonando o ridimensionando i programmi di accelerazione. Un dato leggermente in calo che passa dal 83% all’80% nel 2020. - Silicon valley e Israele centri dell’Open innovation
Il 65% delle Corporate Startup Star è presente in Silicon Valley. Una crescita dell’8% rispetto al 2019. Il 52% invece sta pianificando di posizionarsi in Israele, rispetto al 48% del 2019.
Tre fasi evolutive dell’Open Innovation
In questo quadro Mind the Bridge e Nesta hanno identificato un quadro evolutivo dell’Open Innovation basato su 3 fasi.
- Age of Marketing
Nell’approcciarsi all’Open Innovation, l’obiettivo iniziale delle aziende è quello di essere considerate aziende innovative. Le iniziative sono perlopiù portate avanti tramite strategie di marketing e PR per ottenere maggiori visibilità sui media. I risultati commerciali ottenuti sono piuttosto superficiali. In questa prima fase manca una strategia e una struttura realmente orientata all’innovazione che si traduca in un coinvolgimento delle unità operative aziendali. - Age of Collaboration
In questa fase l’Open Innovation ha raggiunto una maturità tale da essere parte integrante di una strategia volta all’innovazione. Le misure di Open Innovation sono strutturate con risultati in termini di collaborazioni, investimenti e acquisizioni. - Age of Results
Le aziende che hanno investito per la maggiore in innovazione stanno entrando in questa fase dimostrando di aver ottenuto risultati. Le iniziative di Open Innovation hanno contribuito al conto economico dell’azienda in vari aspetti.
Dove vanno a caccia di innovazione le grandi aziende?
Le Corporate Startup Star, oltre a guardare al proprio paese (100%), sono focalizzate sui principali hub tecnologici del mondo. Una su tutte, la Silicon Valley in cui è presente ben il 91% degli intervistati. Il restante 9% prevede di insediarsi nel famoso hub statunitense nel prossimo futuro. Seguono Israele e i principali cluster europei: Londra, Parigi, Berlino (82%). Fuori dai luoghi menzionati, non c’è un panorama startup abbastanza maturo da giustificare investimenti in scouting dedicati. Circa il 66% degli intervistati ha effettuato scouting nel resto degli Stati Uniti e dell’Europa, il 50% in LATAM, Cina e India. Il Medio oriente e l’Africa rimangono ancora fuori dai “radar” con solo il 36%.
I principali ostacoli da superare nel rapporto corporate-startup
Nel percorso che porta l’Open Innovation a produrre azioni e risultati concreti per le aziende possono presentarsi ostacoli di diversa natura. Questi sembrano essere perlopiù interni all’azienda. Le principali barriere sono rintracciare in processi rigidi (68% degli intervistati), la mancanza di risorse (budget e team responsabili in Open Innovation sono considerati insufficienti dal 41% degli intervistati) e scarso coinvolgimento delle unità aziendali (41%). La cultura aziendale di avversione al rischio mista a una mancanza di cultura imprenditoriale aperta sono i principali ostacoli all’innovazione. Per quanto riguarda ciò che avviene all’esterno, non sembra che l’attuale clima economico possa incidere negativamente al rapporto corporate-startup. Allo stesso modo, neanche le incertezze politiche come ad esempio la BREXIT sembrano avere un impatto.
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