Quando si legge di donne e imprenditoria si resta sempre un po’ delusi. I numeri delle donne che decidono di avviare una startup sono purtroppo ancora molto bassi, così come la percentuale di donne che si prende la grande responsabilità di diventare una business angel. Investire in una startup non è mai semplice e le rappresentanti del gentil sesso che decidono di farlo sono spesso intimorite o non supportate abbastanza. Fortunatamente per superare questo limite, sono nati movimenti globali come il Rising Tide Europe. Il programma ha lo scopo di accrescere la partecipazione delle donne all’angel investing dando loro la voce e il sostegno di cui hanno bisogno. Lo scorso 29 marzo è partito il Rising Tide Europe 2 (RTE2), a conferma del fatto che l’idea di sviluppare una comunità globale d’investitrici non solo è innovativa ma funziona anche.
Per capire meglio l’iniziativa e i motivi per cui le donne non sono sempre presenti nello scenario imprenditoriale italiano ed europeo, abbiamo incontrato Paola Caburlotto, uno dei membri del movimento globale Rising Tide Europe.
Che cos’è il Rising Tide Europe e a chi è rivolto?
Rising Tide è un fondo composto UNICAMENTE da 90 donne angel europee che investono attraverso un veicolo, Go Beyond Investing.
Gli obiettivi di investimento sono aziende di piccole dimensioni che hanno 3-5 anni di vita con un bilancio positivo e una business proposition innovativa.
Le particolarità di questo fondo sono molto interessanti:
– Gli investitori sono solo donne molte di queste giovani che approcciano il mondo degli investimenti per la prima volta. L’obiettivo è di creare la nuova generazione di angel investor.
– Il fondo prevede anche un programma di formazione all’investimento che si basa sul learn-by-doing. Ci sono eventi locali, regionali e nazionali e webinar tenuti da donne angel di esperienza a cui le giovani possono partecipare per apprendere tutti i segreti e le competenze del fare investimenti.
Perché ha deciso di diventare membro di questo movimento globale?
La cosa è avvenuta come sempre per caso: una mia cara amica che ha fatto l’MBA con me alla Università di Chicago, me ne ha parlato a un convegno a Parigi. Il modello mi è piaciuto moltissimo perché era flessibile e aveva questa caratteristica di formazione/mentorship alle giovani. Poiché tra i miei obiettivi c’è anche quello di supportare i talenti donne nel loro sviluppo professionale, Rising Tide, conciliando questo con l’obiettivo di investimento, è stato un colpo di fulmine.
Quanto è importante che una donna investa in startup?
Premetto che Rising Tide investe in post-start-up con un business case sostenibile e che hanno bisogno di finanziamenti per crescere. Bisogna dire che le donne che investono in start-up non sono ancora numerose. Questo penso sia dovuto al fatto che in primis le donne sono più risk averse degli uomini; la nostra esperienza e competenza di investment è relativamente recente: ancora oggi, se si guarda il rapporto donna/uomo già solo nei fondi di venture capital o nei fondi di private equity è estremamente basso. Tuttavia, non possiamo perdere questa magnifica occasione di partecipare al momento epocale che stiamo vivendo in cui le iniziative, non solo tecnologiche, sono così numerose. Un modello come Rising Tide funziona perché ha due caratteristiche: è condiviso, consente di investire in modo flessibile e include la formazione. Quest’ultimo elemento è fondamentale per consentire alle donne che non hanno una preparazione finanziaria di comprendere i vari passaggi dalla valutazione del business case alla modalità dell’investimento. L’investimento in start-up deve essere visto come un’opportunità sia di avere un ritorno finanziario più alto che di contribuire alla sostenibilità di aziende e di imprenditori in erba. Quindi ci dovrebbe essere un aspetto opportunistico e uno di sostenibilità, di per sé due cose contrapposte ma che magicamente sono in questo caso coincidenti. Consideriamo tuttavia che le start-up hanno una componente di rischio molto alta perché hanno una conversione di rischio molto bassa e, quindi, richiedono un’esperienza nell’arte di investire non banale. Ecco perché Rising Tide non investe in startup.
Perché secondo lei le donne hanno ancora poca voce nello scenario imprenditoriale europeo e soprattutto italiano?
Consideriamo che le donne in generale hanno ancora relativamente poca voce nel management sia europeo che italiano. Se passiamo al mondo imprenditoriale e, cioè, all’investimento attivo, le donne non hanno, come dicevo prima, una lunga storia d’impresa: nelle storie delle aziende famigliari, le donne sono sempre state figlie, sorelle o mogli dell’imprenditore, fino a un passato recente erano estromesse dalla gestione dell’azienda o, al massimo, avevano ruoli manageriali secondari. Il loro ruolo era pur sempre determinante essendo influenzatrici nel back stage della vita dell’imprenditore. “Dietro a un grande uomo ci sta una grande donna” si è sempre detto… ma mai il contrario. In passato le donne avevano poco accesso diretto alla finanza e gli stessi interlocutori finanziari erano sempre uomini. Le cose si sono evolute. In Italia è ancora un po’ così, soprattutto in certe aree geografiche. Ma le nuove generazioni stanno portando un nuovo modello perché hanno preso maggior coscienza dei loro diritti e delle loro capacità.
Che cosa occorre fare per invertire questa tendenza?
Occorre che le donne con esperienza facciano da mentor alle più giovani innanzitutto sia a livello manageriale, che imprenditoriale. Occorre che l’accesso alla finanza sia reso più semplice in Italia al fine di supportare le ragazze che hanno un’idea e una business proposition intelligente che ha le caratteristiche di crescita. Però occorre anche un cambio di atteggiamento e comportamento di noi donne: si deve essere più intraprendenti e osare di più, lasciando la propria comfort zone. È troppo facile pararsi dietro alle scuse della difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, lamentandosi dell’impossibilità di crescere, colpevolizzando continuamente il mondo maschile. Ci vuole coraggio, disciplina e volontà se si vuole realizzare un sogno.
Secondo lei che tipo di scenario si prospetta per le business angel del futuro?
Sicuramente cresceranno perché le aziende hanno bisogno di finanza per crescere. Il numero di startup continuerà ad aumentare, il che significa che tra due o tre anni gli angel avranno maggiori opportunità d’investimento, avranno fatto “palestra” e saranno un’alternativa interessante per le piccole iniziative imprenditoriali per crescere.
Dipingere un po’ di rosa l’imprenditoria italiana non è impossibile. Bastano volontà, una buona dose di coraggio e un governo che sostenga i piccoli investimenti anche con incentivi importanti. Le storie di chi ci è riuscito non mancano, per questo vi suggeriamo di dare un’occhiata a queste video-interviste in cui alcune donne angel europee che hanno deciso di investire nel Rising Tide Program si raccontano.