Pubblica amministrazione digitale: qual è la situazione italiana?

Siamo spettatori e protagonisti di quella che viene chiamata società dell’informazione e della conoscenza. Siamo nel bel mezzo dell’Era dell’accesso, così definita da Jeremy Rifkin nel saggio omonimo del 2000, la quale consente nuove forme di democrazia e di equità sociale sfruttando le enormi potenzialità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Il web entra i ogni settore anche in quello pubblico. Qual è la situazione normativa e reale della Pubblica amministrazione digitale nel nostro Paese?

 

Pubblica amministrazione digitale italiana

Secondo le previsioni dell’ultimo Mobility Report di Ericsson, da qui al 2022 vi saranno al mondo 5 miliardi di abbonati alla banda larga mobile. Facebook è una comunità virtuale di circa 2 miliardi di utenti (Zuckerberg, 2017); un report di Casaleggio Associati mostra che l’e-commerce ha raggiunto 1.915 miliardi di dollari di fatturato occupando l’8% del mercato B2C (Business to Consumer). Il mondo è digitale e digitalizzato, i numeri appena riportati sono già vecchi: destinati a crescere giorno dopo giorno. In questo scenario, nel 2010 è stata lanciata la strategia internazionale Europa 2020, con l’obiettivo di promuovere tre priorità per il decennio in corso: crescita intelligente, crescita sostenibile, crescita inclusiva. Le tre priorità dovevano essere supportate da sette iniziative faro tra cui la cosiddetta Agenda Digitale Europea che mira a “ottenere vantaggi socioeconomici sostenibili grazie a un mercato digitale unico basato su internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili“, (ADE, 2010). La Pubblica Amministrazione digitale, detta anche e-Government, è promossa dalla stessa agenda: un “obiettivo di prestazione fondamentale” dell’allegato n. 2 prevedeva che entro il 2015 il 50% della popolazione ricorresse all’e-Gov, cui oltre la metà doveva essere in grado di restituire moduli compilati attraverso i cosiddetti sportelli unici. Le tecnologie moderne costituiscono lo strumento fondamentale e principale per rivoluzionare l’intero sistema burocratico in favore di una profonda riorganizzazione strutturale delle PA che porterebbe maggiore trasparenza, maggiore velocità,  standardizzazione e snellimento dei processi.

Qual è la situazione italiana attuale?

Nel nostro territorio già dal 2005 è in vigore il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD – D.Lgs. 82/2005 ss.mm.). Nell’arco di questi anni ha subito numerose modificazioni fino ad arrivare al D.Lgs. 179/2016. Il CAD racchiude una serie di norme che definiscono diritti e doveri della “nuova” Pubblica amministrazione digitale verso cittadini e imprese. Entrando più nel merito, l’Amministrazione a cui il legislatore aspira si può riassumere in sei principi chiave (Limone, 2017):
1. nativamente ed esclusivamente digitale;
2. eroga servizi in rete;
3. offre la possibilità presentare istanze digitali con valore legale;
4. i siti istituzionali sono costruiti per cittadini e imprese e non solo per le burocrazie;
5. completamente trasparente (D.Lgs. 33/2013);
6. garantisce i diritti digitali dei cittadini: diritto all’uso delle tecnologie ICT (CAD, art. 3), domicilio digitale, identità digitale (SPID) e democrazia elettronica.

Quante amministrazioni, ad oggi, operano secondo questi principi 12 anni dopo l’entrata in vigore della legge? Per verificare, basta entrare nel portale istituzionale del comune di residenza e controllare che:

  1. il sito sia semplice e intuitivo;
  2. si abbia la possibilità di accedere con SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale);
  3. sia possibile presentare un’istanza online attraverso sportelli unici digitali e avere la possibilità di seguire tutto il processo di lavorazione fino alla conclusione dell’iter senza mai recarsi personalmente in loco e senza avere necessità di stampare niente;
  4. l’albo pretorio e la sezione trasparenza siano correttamente aggiornate, magari con la presenza di allegati firmati digitalmente e non di PDF scansionati.

Accertarsi dell’applicazione o meno di tali misure può aiutare capire se si tratti di un’amministrazione pubblica digitale secondo legge oppure no.

Il bilancio della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul livello di digitalizzazione della PA

Constatando le evidenti problematiche a livello nazionale, nel 2016 è stata istituita una Commissione Parlamentare d’inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazione presidenziata dall’On. Paolo Coppola. Nel novembre 2017 è stata pubblicata la relazione finale nella quale, all’ultimo capitolo si tirano le seguenti conclusioni:

“L’aspetto più evidente emerso durante i dodici mesi di inchiesta della Commissione è probabilmente la scarsa conoscenza e applicazione della normativa relativa al digitale, con particolare riferimento al D.Lgs. n. 82/2005 (CAD), che mina i principi di legalità, buon andamento e responsabilità in quanto vengono costantemente violati i diritti di cittadinanza digitale senza apparente contestazione alcuna”.

Per la maggior parte delle pubbliche amministrazioni il tema della digitalizzazione non è al momento una priorità. Nonostante sia previsto dalla legge da almeno una decina di anni, la situazione dell’e-Government italiano, accompagnato da una profonda riorganizzazione e semplificazione dei processi, è ancora ben lontano dall’essere realizzato.

Mentre acquistiamo su Amazon, condividiamo su Facebook, Instagram e Twitter, chattiamo costantemente su Whatsapp, controlliamo la nostra casa tramite smartphone, l’amministrazione pubblica italiana è perlopiù ferma, ancora lontana dal mondo del presente e del futuro. Burocrazia, incastri e giochi di potere ancora pervadono molte organizzazioni amministrative che difficilmente riescono a cambiare forma. Il progresso e il cambiamento passa per la pretesa dei cittadini e delle imprese di far valere i propri diritti, perché dietro la pretesa di una pubblica amministrazione digitale al passo con i tempi, c’è la pretesa di un’amministrazione italiana trasparente, moderna, semplice e al servizio del cittadino.

 

Sapevi che dall’estate 2017 è in vigore la legge per il “lavoro agile” nella Pubblica amministrazione per conciliare i tempi di vita e lavoro dei dipendenti?

Leggi anche: Flessibilità e agilità, fattori di successo delle aziende digitali

Luca Schiavello

Nato agli albori dell’era digitale, classe ’92. Laureato in economia, mi occupo ora di consulenza informatica per enti Locali di medio/piccole dimensioni. Il mio lavoro, il mio studio e le mie passioni mi portano alla costante ricerca di soluzioni innovative per un’amministrazione digitale.

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