Il Ministero della Salute ha ospitato lo scorso 8 maggio 2017 la finale di BioUpper: iniziativa a sostegno delle nuove idee nel campo delle scienze della vita con un programma di empowerment imprenditoriale, promosso da Novartis e Fondazione Cariplo in collaborazione con l’Incubatore PoliHub della Fondazione Politecnico di Milano e il supporto scientifico di Humanitas. In occasione dell’edizione di quest’anno sono stati selezionati e premiati tre progetti che si sono aggiudicati un assegno di 50.000 euro per implementare la propria idea, oltre all’accesso a strutture e relazioni nel campo medico-scientifico. BioUpper ha come obiettivo quello di “valorizzare e premiare le migliori idee per convertirle in iniziative imprenditoriali concrete e contribuire così attivamente allo sviluppo economico del Paese.“ A valutare i progetti diverse figure provenienti dal mondo dell’impresa, della ricerca, della finanza e delle istituzioni. Conosciamo i vincitori di questa seconda edizione e le loro idee in campo biomedicale.
Kyme: nanotecnologia per la diagnostica medica
Progetto di startup dei ricercatori del CABCH (Center for Advanced Biomaterials for Health Care) dell’Istituto di Tecnologia (IIT) di Napoli in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II. L’idea nasce da un fattore sociale: l’aumento dell’aspettativa di vita e il conseguente aumento di esami diagnostici a cui ci si sottopone. Kyme vuole migliorare i metodi diagnostici utilizzando le nanotecnologie per la produzione d’immagini. Grazie all’uso di questa tecnologia innovativa Kyme mira a rendere visibili quelle specifiche anatomiche non visibili altrimenti, riducendo la somministrazione delle dosi di liquido e quindi i possibili effetti collaterali della risonanza magnetica. I vantaggi di Kyme sono tempi e costi ridotti grazie a un prodotto pronto all’uso, diminuzione della tossicità, identificazione precoce e più accurata delle patologie e quindi un miglioramento generale delle aspettative di vita.
Postbiotica: trattamento terapeutico alternativo
Una nuova tecnologia brevettata dallo spinoff dell’Università di Milano per modulare la produzione dei metaboliti batterici, chiamati postbiotici, caratterizzati per le loro proprietà immunomodulatorie che alzano le difese immunitarie. Le nuove terapie a base di batteri vengono ottenute tramite un innovativo metodo di fermentazione del latte. Ciò aiuta a prevenire e curare in modo del tutto naturale un ampio numero d’infiammazioni: reazioni allergiche, malattie croniche dell’intestino, dermatologiche, oculari e del tratto uro-genitale.
Probiomedica: “antibiotico” a LED
ProBiomedica Photonics & Robitics è uno spinoff dell’Università di Firenze creato nel 2015 insieme alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. La loro idea offre una soluzione per la cura dell’infezione da Helicobacter pylori tramite fototerapia per quel 25% circa di pazienti resistenti all’antibiotico. La cura chiamata “CapsuLight” è una capsula ingeribile a LED senza effetti collaterali, basata su tecnologie presenti sul mercato da 15 anni. La capsula, piccola come una normale pillola di antibiotico, una volta aver raggiunto il tratto gastrico distrugge l’Helicobacter pylori emettendo luce a lunghezze d’onde specifiche nel rosso e blu.
“Sono molto contenta di poter premiare i vincitori della seconda edizione, il fatto che questa iniziativa stia continuando a crescere ne testimonia la forza e la validità, grazie alla collaborazione tra istituzioni, istituti di ricerca, ricercatori, strutture sanitarie, aziende e investitori”, ha dichiarato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Il programma mette in luce la nostra capacità di fare ricerca e innovazione, soprattutto nel campo biomedicale, dove i nostri ricercatori si distinguono per una formazione di altissimo livello. Spero che tutto questo possa avere una ricaduta in termini di brevetti e crescita imprenditoriale nel Paese: il trasferimento tecnologico è uno degli aspetti su cui sta puntando moltissimo il Ministero della Salute”.